Da quando il falegname danese Ole Kirk Kristiansen fondò a Billund l’azienda che sarebbe diventata miliardaria per la produzione di giocattoli noti in tutto il mondo è passato oltre un secolo. Era il 1916 e l’azienda in questione era la LEGO.

Oggi i giocattoli modulari non sono equiparabili a dei semplici giocattoli, ma rappresentano molto di più. Hanno accompagnato l’infanzia di migliaia, anzi milioni di bambini e si augurano di poter continuare a farlo per gli anni a venire.

Negli adulti l’idea di tornare a giocare non è mai dispiaciuta – qualcuno si cimenta ancora oggi, in particolare con le grandi costruzioni – ma è solo da qualche anno che quest’attività si è dimostrata interessante anche sotto il profilo professionale.

Qual è il nesso fra i LEGO e il mondo aziendale?

La parola ‘lego’ in latino significa “mettere insieme” e l’obiettivo delle attività che alcune società organizzano per le aziende è proprio questo: il team building.

Assieme alla cooperazione, il ‘gioco professionale’ aiuta a sviluppare altre due competenze troppo spesso inespresse nel mondo adulto: creatività e cooperazione.

Come si svolge l’esperienza?

I format, i quali prevedono sempre la suddivisione dei partecipanti in squadre di dimensione variabile, sono molteplici: possono prevedere la costruzione di una mera struttura piuttosto che, come nel caso del LEGO Serious Play, di una rappresentazione concettuale tridimensionale di un problema in azienda.

La durata dei workshop è variabile in funzione delle esigenze dell’azienda e può andare da una mezza giornata fino a due intere giornate.

Durante l’attività le squadre, capitanate da un leader, hanno il compito di completare costruzioni di diverso genere – barche, case, edifici, automobili, e così via – mentre i singoli partecipanti hanno il compito di portare a termine un obiettivo ben preciso, che dovrà essere riportato su carta e non mostrato ai compagni di squadra.

Ai partecipanti viene fornito un manuale di istruzioni?

Per questa domanda non esiste una risposta corretta, ma diverse scuole di pensiero.

Anche se sarebbe preferibile non assegnare alcun manuale per stimolare la creatività dei componenti, in alcuni casi è preferibile farlo, in particolare quando i colleghi sono abituati a lavorare in un ambiente severo e potrebbero non riconoscere a una sfida creativa la giusta importanza e utilità.

Quello che è certo è che, rispetto alla maggior parte delle soluzioni di team building, la Lego Challenge permette agli adulti di ‘mettere le mani in pasta’ per la costruzione di un qualcosa di concreto, atto che garantisce a chi ha perso l’abitudine della manualità una certa soddisfazione.

Cosa ne pensate?